“Dei tre cavalli che corrono per Palazzo Marino, Albertini sembra il meno interessato alla gara. Mi ricorda Ribot, che a prima vista nessuno avrebbe dato come vincente, non avendo l’aspetto del grande galoppatore di classe; che quando veniva accompagnato al paddock per essere mostrato al pubblico osannante e girava con gli altri cavalli si vedeva chiaramente che era infastidito da tanto clamore e da tanta attenzione. Ribot appariva quasi neghittoso e mostrava una certa insofferenza per questa esibizione. Poi scendeva sulla pista, correva da par suo, vinceva con tre lunghezze di distanza e se ne andava ancora più seccato di prima tra le acclamazioni della folla” Indro Montanelli (maggio 1997)

“Quest’uomo dall’apparente remissività, persino umile, che mai alzerebbe la voce o pesterebbe il pugno sul tavolo, di un’ingenuità quasi fanciullesca – ricordate quando si mise in mutande alla sfilata di Valentino? – è un duro che si spezza ma non si piega né tanto meno si impiega” Indro Montanelli (aprile 2001)

Gawronsky, addio a Strasburgo: uno su tre è un eurofannullone

Jas Gawronsky, lei è il decano di Stra­sburgo.
“Mi candidai alle prime elezioni europee, nel ’79, con il Pri, dietro a Susanna Agnelli. Suni trionfò, io fui il primo degli esclusi, con cento voti in più di Roberto Olivetti, e tornai a fare il corrispondente Rai: Parigi, poi Mosca. Ma l’anno dopo Suni divenne ministro, e mi lasciò il po­sto. Sapevo a malapena cosa fosse il Par­lamento europeo. Non ne sono più usci­to, se non per una legislatura da senato­re”.

Ora però il suo nome nelle liste Pdl non c’è. Cos’è successo?
“Bisogna saper dire di no prima che te lo dicano gli altri”.

Le ha detto no Berlusconi?
“Al contrario, Berlusconi ha cercato di farmi cambiare idea. Ma la sesta volta sa­rebbe stata di troppo. Basta con la politi­ca attiva”.

A Strasburgo ha visto passare grandi personaggi.
“Simone Veil ogni tanto faceva intravedere il tatuaggio del numero che le avevano inflitto ad Auschwitz. Gere­mek, da quando è morto in un incidente d’auto, qui è diventato un mito. E poi Ca­stro, che andai a visitare due volte”.

Che impressione le fece?
“Ottima. Convinto di essere in buona fede. Esecra gli Stati Uniti ma in fondo li ammira. Adora il baseball. Un dittatore, ma un grande personaggio. Non come Ortega: un dittatoruncolo”.

L’italiano più noto all’Europarlamento?
“Pannella”.

Nel 2004 arrivò D’Alema.
“E rimase sempre sulle sue. Non era arroganza; era senso di superiorità”.

Santoro?
“Inutile. Era di passaggio. Non ha lasciato tracce”.

La Gruber?
“Tutt’altro. Molto charmante. E poi parlava tedesco. Qui le lingue sono fonda­mentali. Emanuele Filiberto ha detto di conoscerne cinque: è un vantaggio, ma l’importante è padroneggiare l’inglese”.

Quali tra gli italiani lo padroneggiano?
“Quasi nessuno”.

Il principino farà bene?
“Mi pare adatto. Gli auguro di essere all’altezza di Otto d’Asburgo, che dettava la politica verso l’Est europeo. Un vec­chietto delizioso: cortese, understated; tweed, lane pesanti; vestiti un po’ larghi, comodi, da gentiluomo di campagna”.

Nell’89 arrivò Giscard.
“Prima riunione del gruppo liberale. Per conoscersi ognuno si alza e racconta di sé. L’ordine alfabetico fa sì che siamo seduti vicini. Io parlo per qualche minu­to. Poi si alza lui, dice solo: ‘Mi chiamo Valéry Giscard d’Estaing e sono stato pre­sidente della Repubblica francese’, e si risiede. Una certa spocchia aristocratica, giustificata dall’intelligenza”.

E De Mita?
“Concentrato sulle cose italiane. Degli esteri non gli importava molto. Fosse a Strasburgo o a Bruxelles, si occupava di Avellino o Nusco”.

Esistono gli eurofannulloni?
“Certo che sì. Un terzo sarebbe meglio non ci fosse: sono i veri fannulloni; non seguono, non capiscono, talora compro­mettono l’immagine dell’istituzione. Molti, tra cui almeno un italiano, viaggia­no a spese dei contribuenti per fare affa­ri. Poi c’è un terzo di diligenti. L’ultimo terzo è quello che fa funzionare il Parla­mento. Che diventa sempre più impor­tante”.

I migliori?
“Poettering e Poniatowsky, lo scritto­re di origine polacche. Tra gli italiani, Ro­sario Romeo era molto amato: coltissi­mo ma semplice, accessibile. Anche Giu­liano Ferrara si distinse. Oggi abbiamo Gabriele Albertini, l’ex sindaco di Mila­no, tra i pochi a mischiarsi con gli stra­nieri. Mario Mauro, il candidato di Berlu­sconi per la presidenza dell’Europarlamento.
Con Iva Zanicchi fummo rivali: la battei di cento voti; poi siamo diventati amici. Candidato modello per me è Carlo De Romanis, un under 30. Da non votare chi mette molti manifesti e spende trop­pi soldi: potrebbe volerli recuperare in qualche modo”.

Lei quanto spendeva?
“Mai più di 60 mila euro. E non ho mai fatto un manifesto: non servono”.

La gaffe più clamorosa?
“La Cassanmagnago, donna simpati­cissima, diede la parola a un ospite ara­bo: “Prego, signor Bahrein…”. L’aveva let­to sul cartoncino, pensava fosse il suo nome”.

Berlusconi fece di peggio, quando ac­costò il tedesco Schulz a un kapò.
“Fece la sua fortuna invece. Ora Schulz è il capo dei socialisti e diventerà presidente del Parlamento nella seconda metà della legislatura. Tutto grazie al Ca­valiere”.

Agnelli le chiedeva spesso notizie?
“Mai. Prima, quand’ero corrisponden­te dall’estero, era curiosissimo. Poi era preoccupato che in Europa mi annoiassi troppo”.

Cos’avevano in comune, nel privato, Berlusconi e Agnelli?
“Entrambi molto attenti alla propria immagine. Berlusconi nel giorno per giorno, Agnelli a lungo termine. Per cui Agnelli era più disposto di Berlusconi a fare sacrifici per l’immagine”.

E Veronica?
“La conobbi nel viaggio a Mosca, quando ero portavoce del governo. Piace­volissima. Come il marito, non ama la mondanità romana, la maritozzo-so­ciety. Ora ha espresso un sentimento comprensibile, in modi e tempi discutibi­li”.

Due volte lei andò a intervistare Wojtyla.
“La prima, nel ’91, a pranzo. Parlò di tutto, nel suo polacco popolare, così di­verso da quello letterario, quasi arcaico, di Vishinsky. Giovanni Paolo II rivalutò Jaruzelsky. Criticò Walesa, non l’eroe di Solidarnosc ma il leader politico modesto. Fece considerazioni positive sul comunismo, che badava ai poveri, e negati­ve sul capitalismo. Il giorno dopo mi chiamò il segretario e mi pregò di non scrivere nulla. Ma l’intervista successiva finì sui giornali di tutto il mondo”.

E ora lei cosa farà?
“Cercherò di far fruttare l’esperienza. Mi piacerebbe veder crescere il ruolo dell’Italia nel mondo. Purtroppo la nostra classe politica, lo dicono tutti, è scaden­te: non ha preparazione, né senso dello Stato”.

Aldo Cazzullo (Corriere della Sera 08-05-09)

Albertini: ritardi sui fondi a rischio la 4

“Palazzo Marino si muova, o ci rimetterà non solo i soldi ma soprattutto la nuova linea 4 del metrò”: la sintesi è questa e la firma è di Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano poi eurodeputato e ora ricandidato col Pdl a Strasburgo. “Nessuna polemica con la giunta Moratti che mi è succeduta”, puntualizza, “ma è vero che sono preoccupato: e vorrei solo sollecitare il sindaco e l’amministrazione attuali a intervenire prima che sia troppo tardi”. Il rischio infatti, spiega Albertini, è che Milano possa addirittura vedersi costretta a “restituire” allo Stato 240 milioni di euro — già stanziati da tre anni — per la colpa di non averli usati. Albertini riassume: “A inizio 2006, per la linea 4, era stata varata una società mista in cui il Comune avrebbe dovuto mettere 350 milioni e i privati 200. Lo Stato intervenne appunto con 240, autorizzati dal Cipe in marzo e stanziati in giugno. Il bando per i privati era praticamente fatto. Metà dei 350 milioni di competenza comunale li avevo già recuperati dai dividendi straordinari Sea. Poi ho passato la mano”.

Ebbene? “Beh, mi risulta che da allora è tutto fermo. E siccome sono passati tre anni temo che il governo voglia ora revocare i 240 milioni già stanziati”. Quindi? “Spero che non tutto sia perduto.

Ma se Milano non si muove lo sarà. E una linea di metropolitana in meno, non solo per l’Expo ma per la città, sarebbe davvero un danno imperdonabile”.

Paolo Foschini (Corriere della Sera Milano 06-05-09)

I ritardi di Alitalia su Linate e Malpensa

A Linate e Malpensa ormai sono rimasti pochi voli Alitalia ma sono comunque in ritardo. Ieri a farne le spese è stato  il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni che, a causa di una serie di problemi tecnici della compagnia di bandiera, è rimasto bloccato per un’ora al Forlanini. Alitalia dimostra così di essere ancora inefficiente.

Come risolvere la situazione? È necessario garantire una maggiore concorrenza nei voli liberalizzando gli slot, ovvero il periodo di tempo entro il quale un aereo è autorizzato al decollo.

Per questo motivo, al Parlamento europeo voterò contro la proposta di procedura di urgenza per congelare gli slot delle compagnie che non li usano per sei mesi. Tale norma, infatti, favorisce le grandi compagnie aeree come Alitalia (che in questo modo può consolidare il suo monopolio), penalizzando invece gli aeroporti che, come Malpensa e Linate, non possono liberalizzare le loro tratte e offrire ad uso di altri carrier minori gli slot inutilizzati.

Un ombrello per i lavoratori senza tutele

Un miliardo e mezzo di euro nel biennio 2009/2010 per garantire assegni di cassintegrazione e mobilità ai lavoratori subordinati senza tutele. Questo il cuore dell’accordo tra Regione Lombardia e sindacati per garantire un reddito in una situazione di crisi a 80 mila persone.

Il Pirellone dà così attuazioni all’intesa con il ministero del Lavoro sottoscritto il 16 aprile scorso che metteva a disposizione una prima tranche di 70 milioni di euro. A beneficiarne saranno soprattutto i dipendenti di aziende con meno di 15 addetti (un totale di circa 1,4 milioni di lavoratori sui 3,3 milioni presenti in regione). Il provvedimento, tagliato su misura per il tessuto produttivo lombardo con uno sguardo verso la piccola e la piccolissima impresa, riguarderà anche apprendisti e lavoratori in affitto.

Non si tratta però di assistenzialismo: come ha spiegato il governatore Formigoni è un sostegno al reddito abbinato a un percorso di riqualificazione professionale volto a preparare i destinatari degli aiuti a reinserirsi nel mondo del lavoro. Come diceva Mao: “non regalate un pesce a chi ha fame ma insegnategli a pescare”.

VOTA ANTONIO!

Le elezioni Europee si avvicinano; in vista di questo appuntamento volevo regalarvi una risata con la miglior propaganda elettorale made in Italy per un candidato d’eccezione: Antonio la Trippa, alias Totò in una delle sue migliori interpretazioni.

Le case abusive dei nomadi e la burocrazia

Sono oltre cento le villette abusive costruite dai nomadi nelle zone periferiche di Milano. Molte di queste sono sorte all’interno di aree destinate al verde, come il Parco Sud. Eppure dopo la clamorosa scoperta sono ancora in piedi. Il motivo? La procedura burocratica per dare il via alle demolizioni è complessa e lunghissima.

Situazioni di questo tipo si presentano anche in altre città del Nord Italia. Perché non valutare allora l’utilizzo di strumenti giuridico-amministrativi che consentano di aggirare le pastoie burocratiche? Una soluzione per uscire dall’empasse potrebbe essere quella di ricorrere a figure dotate di poteri straordinari, come quelli di cui gode un commissario per le emergenze, che rendano possibile l’abbattimento delle abitazioni abusive.

Il G8 a L'Aquila

La prossima riunione del G8, in programma a luglio nell’isola sarda della Maddalena, si terrà invece a L’Aquila. Questa la decisione di ieri 23 aprile del Consiglio dei ministri. Il premier Berlusconi ha spiegato che in questo modo si potranno risparmiare 220 milioni di euro che potranno essere utilizzati per la ricostruzione.

Trasferire il vertice in Abruzzo non è un’operazione di immagine: significa portare il problema dei terremotati all’attenzione di tutto il mondo. Come ha chiarito il presidente del Consiglio, la scelta della località sarda comporterebbe un costo di oltre quattrocento miliardi di vecchie lire che, in una fase di emergenza, risulterebbe eccessivo oltreché impopolare. Va poi osservato un altro aspetto, quello della sicurezza. Al contrario di quanto potrebbe avvenire a La Maddalena, difficilmente i no global sarebbero capaci di inscenare manifestazioni viste le condizioni in cui L’Aquila versa.

La Sardegna, che già stava allestendo le strutture per il summit internazionale, non sarà però dimenticata: in autunno ospiterà il G8 sull’ambiente fortemente voluto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.

Sul 25 aprile

Partecipare o no ai festeggiamenti del 25 aprile? Questa la domanda che si stanno ponendo il premier Berlusconi e il sindaco Moratti. Intanto, gli ambienti dei centri sociali milanesi e della sinistra antagonista, con minacce più o meno velate, suggeriscono al presidente del Consiglio di non partecipare alle manifestazioni di piazza.

Invito entrambi a non farsi intimorire dalle minacce dei facinorosi di sinistra. La festa della Liberazione è di tutti, non solo di una parte politica.

Come ho già avuto occasione di dire, il primo cittadino del capoluogo della Lombardia non può mancare alla manifestazione di Piazza Duomo. Personalmente ho sempre partecipato: va ricordato che Milano è medaglia d´oro della Resistenza e capitale della Guerra di Liberazione. Penso inoltre che quest’anno anche Silvio Berlusconi, leader indiscusso dei moderati italiani dopo il battesimo ufficiale del Pdl, debba prendere parte alla celebrazione.

L'Expo e il terremoto in Abruzzo

Non credo che sia opportuno dirottare i 15 miliardi di euro destinati all’Expo per ricostruire L’Aquila ferita dal terremoto. L’Esposizione è un volano per l’economia lombarda e per l’intero Paese. Soprattutto nella fase di crisi che stiamo attraversando si configura come uno straordinario strumento di ripresa del sistema Italia.

L’Expo 2015 è un investimento a lungo termine, i terremotati invece hanno bisogno di aiuti immediati. La risposta giusta non è cancellare o ridimensionare l’esposizione ma darle nuovi obiettivi.

Il Governo e le istituzioni lombarde e abruzzesi devono sedersi a un tavolo e discutere in che modo sfruttare l’Expo. Una prima proposta è già stata fatta: la SoGe potrebbe farsi carico di raccogliere e custodire il patrimonio artistico, valorizzarlo con mostre e devolvere il ricavato per la ricostruzione.

Razionalizzazione della sanità e modello lombardo

Una riduzione di ventisettemila posti letto negli ospedali di tutta Italia nell’arco di cinque anni, 5mila letti in meno nella sola Lombardia. È la ricetta del Governo per ridurre il deficit della sanità e per razionalizzare le strutture indicata dall’anticipo della Finanziaria 2009.

Secondo le tabelle ministeriali, elaborate in base ai dati 2006, la Lombardia dovrebbe passare da 44.088 posti letto a 38.182. La Regione Lombardia ricorda però di aver già cominciato un´opera di razionalizzazione: i dati 2008 dicono che i posti letto ora sono 41.022. Di questi 33.270 sono destinati a pazienti con patologie acute (con un rapporto di 3,5 letti ogni mille abitanti), i rimanenti 7.752 sono destinati alla riabilitazione (con un rapporto di 0,90 letti ogni mille abitanti). Su oltre 41mila letti, quelli gestiti dai privati convenzionati sono 14.528, pari al 33% del totale. Se fosse approvato il piano del Governo (che comunque sarebbe adottato dopo l’intesa con le Regioni) la Lombardia perderebbe altri 5mila posti letto.

Gestire e ottimizzare la spesa sanitaria è certamente una priorità del Governo. È necessario ridurre gli sprechi e razionalizzare le risorse. Ma è anche vero che è necessario coinvolgere i Governatori nella definizione di queste misure secondo il principio del federalismo, ovvero fornendo indicazioni di carattere generale e lasciando alle singole Regioni il compito di attuarle.

Ricordiamo che il sistema sanitario della Regione Lombardia può essere considerato un paradigma per la sua efficienza e per la sua economicità (il bilancio sanitario è in pareggio da sei anni). L’assistenza sanitaria è fondata sulla divisione tra chi acquista prestazioni sanitarie (le Asl) e chi eroga i servizi (ospedali e laboratori di analisi), ma anche sulla pluralità degli enti fornitori, garantendo, così, totale libertà di scelta al cittadino, senza pregiudizio per la qualità della prestazione erogata. Per questo motivo auspico un’ampia collaborazione con il Governo di Roma perché il modello lombardo possa essere esteso a tutto il Paese.

Un pensiero per l'Abruzzo

Case distrutte, paesi rasi al suolo, morti e feriti. Il terribile terremoto che ha colpito nella notte l’Abruzzo è un dramma che colpisce l’Italia intera, una ferita nel cuore del nostro Paese che ci accomuna nel dolore.

Da parte mia garantisco il massimo impegno a sollecitare le istituzioni europee, in particolare la Commissione, perché diano al più presto il loro contributo per alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite dal sisma.

Il piano casa della Regione Lombardia

Incentivi per la riqualificazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, detrazioni fiscali accordate a chi effettuerà interventi volti al risparmio energetico negli immobili e valorizzazione degli edifici esistenti. Sono gli obiettivi del piano casa proposto dalla Regione Lombardia che sarà varato nella prima giunta successiva al provvedimento del governo.

Il piano mira a rispondere alle esigenze sia delle famiglie che cercano casa sia di quelle che desiderano ampliarla e renderla più funzionale. Sarà inoltre possibile accedere a specifici bonus per garantire l’efficienza energetica. La Regione promette che il tutto avverrà nel con il massimo rispetto dei piani di governo del territorio e garantendo una stretta vigilanza per evitare speculazioni o abusi.

Questo progetto è stato reso possibile dalla collaborazione istituzionale Governo-Regione Lombardia, un esempio di come dovrebbe funzionare un governo federale. Il piano è anche un ottimo sistema per agevolare la ripresa dell’economia: i cittadini sono motivati a migliorare le proprie abitazioni e, al contempo, si dà un forte impulso al settore dell’edilizia.

Expo 2015, a un'anno dall'assegnazione

Un anno fa festeggiavamo l’assegnazione dell’Expo 2015 a Milano. Oggi ci troviamo a dover far fronte a ritardi preoccupanti. Abbiamo ancora davanti sei anni, un tempo ridotto per mettere in moto una macchina complessa che necessita di infrastrutture, di studi di fattibilità , di progetti definitivi che devono poi diventare esecutivi e di appalti internazionali.

Gran parte di questi dodici mesi se ne è andata in discussioni sulla gestione dell’evento e sulle persone che avrebbero dovuto dirigerlo. Personalmente ritengo che sarebbe stato più opportuno dividere le cariche in base al capitale versato. Palazzo Marino ha partecipato alla Società di gestione per il 20% , come pure la Regione, la Provincia e la Camera di commercio hanno versato ciascuna il 10%, infine il Tesoro ha dato il 40 per cento. Ogni ente avrebbe dovuto essere rappresentato nella Soge in modo adeguato e proporzionale alla presenza nell’azionariato.

L’Esposizione, le cui basi erano state poste quando ero sindaco di Milano, ha rischiato di saltare ed è stata salvata solo grazie all’intervento di Berlusconi, Bossi e Tremonti. Ora non resta che aspettare il 9 aprile quando Lucio Stanca diventerà il nuovo amministratore delegato della Società di gestione per vedere finalmente la macchina dell’Expo prendere l’avvio.

La tessera del Pdl

Lo scorso fine settimana ho compilato il modulo per richiedere la tessera del Popolo delle Libertà . È la prima volta che mi iscrivo ad un partito politico. Perché questa decisione? Il Pdl rappresenta il compimento di un grande percorso che vede finalmente riuniti le forze liberali del Paese. E sono proprio quelli i valori nei quali io profondamente credo.

Sull'accordo Sea-Alitalia

Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa, ha annunciato che investirà sul Forlanini per aiutare Alitalia a ridurre i tempi della tratta Milano-Roma. Da parte sua la compagnia di bandiera ha confermato a Sea l’appalto dei servizi di handling, ovvero l’assistenza a terra, salvando così centinaia di posti di lavoro. L’accordo, valido per quattro anni, ha un valore di 150 milioni di euro.

Alitalia, inoltre, non chiederà più il ridimensionamento di Linate a navetta Milano-Roma come condizione per portare voli intercontinentali a Malpensa. Il “salvataggio” dello scalo rafforza anche il progetto della linea 4 della metropolitana che lo collegherà a Lorenteggio.

L’intesa di ieri è stata salutata con favore dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dal Comune di Milano. Certo, un grande passo in avanti che conferma Linate come city airport. Non bisogna però dimenticare il ruolo chiave di Malpensa per il Nord e, di conseguenza, per l’intero Paese. È necessario quindi il massimo impegno per la sua riconferma come hub internazionale. Gli ostacoli da superare sono fondamentalmente due: il monopolio di Alitalia sulla tratta Milano-Roma e la mancata liberalizzazione degli slot dello scalo varesino. Non ci potrà comunque essere completo rilancio finché la compagnia di bandiera non si impegnerà a portare le rotte internazionali a Malpensa.

Incontro Formigoni-Tremonti (2)

Il vertice di ieri alla Regione Lombardia ha promosso a pieni voti il piano casa del Governo, una ricetta anticrisi che crea nuovi posti di lavoro. Il piano ha trovato il plauso del governatore Roberto Formigoni e dei numerosi rappresentanti del mondo dell’industria e del commercio presenti all’incontro.

Il ministro Tremonti ha annunciato che entro fine marzo sarà chiuso l’accordo per il trasferimento di 1,5 miliardi di euro per la cassa integrazione di 85-90 mila lavoratori lombardi. Il Governo guarda però anche al rilancio delle aziende. Uno dei prossimi provvedimenti sarà infatti l’approvazione di un fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di 1,5 miliardi di euro, con il quale sarà possibile assicurare 60-70 miliardi di credito.
Anche la Regione Lombardia darà il suo contributo per consentire l’accesso al credito alle aziende in difficoltà , mettendo a disposizione una garanzia di 3 miliardi di euro.

Tutti interventi da attuare in completa sintonia tra le istituzioni e con la massima urgenza prima che la crisi economica, come ha detto Formigoni, diventi crisi sociale.

Incontro Formigoni-Tremonti

Oggi è in programma un incontro tra il governatore della Lombardia Roberto Formigoni e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Tema la crisi economica che, anche nella nostra regione, sta provocando tagli all’occupazione.
In attesa delle risposte che arriveranno dalla riunione, è giusto ribadire due strategie fondamentali che possono essere seguite dal governo: dare nuovo impulso all’attuazione di piccole e grandi opere in tutta la Lombardia e consentire ai comuni, almeno a quelli virtuosi, di uscire dai vincoli del patto di stabilità perché possano investire in infrastrutture.

Sui nomadi del cavalcavia Bacula

150 Rom vivono sotto il cavalcavia Bacula, moltissimi di loro sono bambini, alcuni neonati. Sono gli stessi che l’anno scorso furono sgomberati dal parco di via Bovisasca a Milano. Hanno costruito le loro baracche su un terreno impregnato di arsenico, eredità delle vecchie fabbriche chimiche, e vivono tra sporcizia e topi. Uno stato di degrado che ha provocato lo sdegno della Diocesi che ha parlato di “situazione non degna di una città civile”.

Come uscire da questa situazione? Risposta tutt’altro che semplice. Sicuramente è necessario agire su due leve: estremo rigore nei confronti dei clandestini e massimo impegno nel garantire loro condizioni di vita dignitose, in particolar modo ai bambini.

Perché queste due esigenze possano essere contemperate sarebbe utile stabilire un tetto massimo di Rom (senza pendenze penali) dei quali le istituzioni potrebbero prendersi cura con l’obiettivo di integrarli. Una sorta di numero chiuso che consentirebbe di tutelare il diritto alla sicurezza dei milanesi e, allo stesso tempo, di strappare i nomadi al degrado.

D’altra parte anche l’Unione europea dovrebbe farsi carico del problema. Non c’è alcuna possibilità di limitare i movimenti dei Rom, in quanto cittadini europei, all’interno della Comunità ma, quantomeno, Bruxelles potrebbe adottare misure che limitino eccessive concentrazioni in alcuni Stati.

Il federalismo scolastico nasce in Lombardia

È nato il federalismo scolastico. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e il governatore della Lombardia Roberto Formigoni hanno firmato un accordo con il quale si sancisce la parificazione tra corsi di formazione professionale regionali e statali. Una firma decisiva per uscire dallo stallo in cui ci si trovava da due anni, a seguito del ricorso del precedente Governo contro la riforma proposta dalla Lombardia nel 2007.

Il progetto è strutturato in varie tappe. Già dal settembre 2009 la Regione rilascerà il diploma tecnico. Dal 2010-2011, dopo il quadriennio «regionale» (valido per assolvere l’obbligo scolastico), gli studenti potranno frequentare un ultimo anno di studi superiori, sostenere l’esame di maturità e ottenere, quindi, la possibilità di proseguire gli studi all’università .

La scuola fa così un passo in avanti verso una fase più moderna, più vicina alle esigenze del mondo del lavoro del territorio. Personalmente sono convinto che tutta la formazione debba essere affidata alle Regioni fino alla maturità . Il federalismo scolastico consentirebbe di scegliere meglio il corpo docente e di legare di più l’istruzione alla cultura e all’economia locali, così da preparare i giovani ad operare adeguatamente nel territorio.

Per rilanciare la cultura a Milano

Rilanciare la cultura a Milano, un imperativo che rimbalza sulle pagine dei giornali di questi giorni. Si parla della necessità di riscoprire il grande patrimonio artistico del Capoluogo lombardo e di formulare proposte di respiro internazionale per promuoverlo. Tutte idee assolutamente valide, ma si rischia di trascurare gli aspetti pratici, quali, ad esempio, la necessità di costruire “infrastrutture per la cultura”.

Il progetto per la creazione di una Biblioteca europea di informazione e cultura (Beic) ne è un esempio. Una collezione di libri aperta al mondo, dove consultare le grandi opere della letteratura mondiale, non solo in formato cartaceo ma anche digitale. Durante il mio mandato da sindaco il Comune mise a disposizione un terreno nell’area di Porta Vittoria. Ora il progetto è arrivato alla fase esecutiva, si attendono solo i finanziamenti.

Un’altra proposta per rilanciare la Milano “culturale” è di dotarla di una grande fiera del libro, una vetrina importantissima per la capitale italiana dell’editoria, senza entrare in contrasto con quella che si tiene a Torino.

L'integrazione comincia nelle scuole

Da settembre saranno 15 mila gli studenti stranieri che frequentano elementari e medie a Milano, 46 mila se si considerano le superiori. Sono aumentati dello 0,5% rispetto all’anno scorso. Nella scuola elementare di via Paravia (dove tre quarti degli alunni sono figli di immigrati) ci sarà una classe di soli bambini stranieri.

L’ufficio scolastico provinciale ed il Comune hanno avviato un progetto che prevede sostegno, accoglienza e orientamento e 255 corsi di alfabetizzazione. Ma forse c’è bisogno di qualcosa di più. Perché ci possa essere vera integrazione è necessario che i bambini stranieri stiano accanto a quelli italiani. Sarebbe quindi giusto regolamentare le quote di studenti stranieri nelle classi, soprattutto alle elementari, perché già da piccoli italiani e stranieri possano imparare l’importanza del confronto.

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“Dei tre cavalli che corrono per Palazzo Marino, Albertini sembra il meno interessato alla gara. Mi ricorda Ribot, che a prima vista nessuno avrebbe dato come vincente, non avendo l’aspetto del grande galoppatore di classe; che quando veniva accompagnato al paddock per essere mostrato al pubblico osannante e girava con gli altri cavalli si vedeva chiaramente che era infastidito da tanto clamore e da tanta attenzione. Ribot appariva quasi neghittoso e mostrava una certa insofferenza per questa esibizione. Poi scendeva sulla pista, correva da par suo, vinceva con tre lunghezze di distanza e se ne andava ancora più seccato di prima tra le acclamazioni della folla” Indro Montanelli (maggio 1997)

“Quest’uomo dall’apparente remissività, persino umile, che mai alzerebbe la voce o pesterebbe il pugno sul tavolo, di un’ingenuità quasi fanciullesca – ricordate quando si mise in mutande alla sfilata di Valentino? – è un duro che si spezza ma non si piega né tanto meno si impiega” Indro Montanelli (aprile 2001)