Sui nomadi del cavalcavia Bacula
150 Rom vivono sotto il cavalcavia Bacula, moltissimi di loro sono bambini, alcuni neonati. Sono gli stessi che l’anno scorso furono sgomberati dal parco di via Bovisasca a Milano. Hanno costruito le loro baracche su un terreno impregnato di arsenico, eredità delle vecchie fabbriche chimiche, e vivono tra sporcizia e topi. Uno stato di degrado che ha provocato lo sdegno della Diocesi che ha parlato di “situazione non degna di una città civile”.
Come uscire da questa situazione? Risposta tutt’altro che semplice. Sicuramente è necessario agire su due leve: estremo rigore nei confronti dei clandestini e massimo impegno nel garantire loro condizioni di vita dignitose, in particolar modo ai bambini.
Perché queste due esigenze possano essere contemperate sarebbe utile stabilire un tetto massimo di Rom (senza pendenze penali) dei quali le istituzioni potrebbero prendersi cura con l’obiettivo di integrarli. Una sorta di numero chiuso che consentirebbe di tutelare il diritto alla sicurezza dei milanesi e, allo stesso tempo, di strappare i nomadi al degrado.
D’altra parte anche l’Unione europea dovrebbe farsi carico del problema. Non c’è alcuna possibilità di limitare i movimenti dei Rom, in quanto cittadini europei, all’interno della Comunità ma, quantomeno, Bruxelles potrebbe adottare misure che limitino eccessive concentrazioni in alcuni Stati.