“Dei tre cavalli che corrono per Palazzo Marino, Albertini sembra il meno interessato alla gara. Mi ricorda Ribot, che a prima vista nessuno avrebbe dato come vincente, non avendo l’aspetto del grande galoppatore di classe; che quando veniva accompagnato al paddock per essere mostrato al pubblico osannante e girava con gli altri cavalli si vedeva chiaramente che era infastidito da tanto clamore e da tanta attenzione. Ribot appariva quasi neghittoso e mostrava una certa insofferenza per questa esibizione. Poi scendeva sulla pista, correva da par suo, vinceva con tre lunghezze di distanza e se ne andava ancora più seccato di prima tra le acclamazioni della folla” Indro Montanelli (maggio 1997)

“Quest’uomo dall’apparente remissività, persino umile, che mai alzerebbe la voce o pesterebbe il pugno sul tavolo, di un’ingenuità quasi fanciullesca – ricordate quando si mise in mutande alla sfilata di Valentino? – è un duro che si spezza ma non si piega né tanto meno si impiega” Indro Montanelli (aprile 2001)

Sui nomadi del cavalcavia Bacula

150 Rom vivono sotto il cavalcavia Bacula, moltissimi di loro sono bambini, alcuni neonati. Sono gli stessi che l’anno scorso furono sgomberati dal parco di via Bovisasca a Milano. Hanno costruito le loro baracche su un terreno impregnato di arsenico, eredità delle vecchie fabbriche chimiche, e vivono tra sporcizia e topi. Uno stato di degrado che ha provocato lo sdegno della Diocesi che ha parlato di “situazione non degna di una città civile”.

Come uscire da questa situazione? Risposta tutt’altro che semplice. Sicuramente è necessario agire su due leve: estremo rigore nei confronti dei clandestini e massimo impegno nel garantire loro condizioni di vita dignitose, in particolar modo ai bambini.

Perché queste due esigenze possano essere contemperate sarebbe utile stabilire un tetto massimo di Rom (senza pendenze penali) dei quali le istituzioni potrebbero prendersi cura con l’obiettivo di integrarli. Una sorta di numero chiuso che consentirebbe di tutelare il diritto alla sicurezza dei milanesi e, allo stesso tempo, di strappare i nomadi al degrado.

D’altra parte anche l’Unione europea dovrebbe farsi carico del problema. Non c’è alcuna possibilità di limitare i movimenti dei Rom, in quanto cittadini europei, all’interno della Comunità ma, quantomeno, Bruxelles potrebbe adottare misure che limitino eccessive concentrazioni in alcuni Stati.

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“Dei tre cavalli che corrono per Palazzo Marino, Albertini sembra il meno interessato alla gara. Mi ricorda Ribot, che a prima vista nessuno avrebbe dato come vincente, non avendo l’aspetto del grande galoppatore di classe; che quando veniva accompagnato al paddock per essere mostrato al pubblico osannante e girava con gli altri cavalli si vedeva chiaramente che era infastidito da tanto clamore e da tanta attenzione. Ribot appariva quasi neghittoso e mostrava una certa insofferenza per questa esibizione. Poi scendeva sulla pista, correva da par suo, vinceva con tre lunghezze di distanza e se ne andava ancora più seccato di prima tra le acclamazioni della folla” Indro Montanelli (maggio 1997)

“Quest’uomo dall’apparente remissività, persino umile, che mai alzerebbe la voce o pesterebbe il pugno sul tavolo, di un’ingenuità quasi fanciullesca – ricordate quando si mise in mutande alla sfilata di Valentino? – è un duro che si spezza ma non si piega né tanto meno si impiega” Indro Montanelli (aprile 2001)

Sui nomadi del cavalcavia Bacula

150 Rom vivono sotto il cavalcavia Bacula, moltissimi di loro sono bambini, alcuni neonati. Sono gli stessi che l’anno scorso furono sgomberati dal parco di via Bovisasca a Milano. Hanno costruito le loro baracche su un terreno impregnato di arsenico, eredità delle vecchie fabbriche chimiche, e vivono tra sporcizia e topi. Uno stato di degrado che ha provocato lo sdegno della Diocesi che ha parlato di “situazione non degna di una città civile”.

Come uscire da questa situazione? Risposta tutt’altro che semplice. Sicuramente è necessario agire su due leve: estremo rigore nei confronti dei clandestini e massimo impegno nel garantire loro condizioni di vita dignitose, in particolar modo ai bambini.

Perché queste due esigenze possano essere contemperate sarebbe utile stabilire un tetto massimo di Rom (senza pendenze penali) dei quali le istituzioni potrebbero prendersi cura con l’obiettivo di integrarli. Una sorta di numero chiuso che consentirebbe di tutelare il diritto alla sicurezza dei milanesi e, allo stesso tempo, di strappare i nomadi al degrado.

D’altra parte anche l’Unione europea dovrebbe farsi carico del problema. Non c’è alcuna possibilità di limitare i movimenti dei Rom, in quanto cittadini europei, all’interno della Comunità ma, quantomeno, Bruxelles potrebbe adottare misure che limitino eccessive concentrazioni in alcuni Stati.

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