Razionalizzazione della sanità e modello lombardo

Una riduzione di ventisettemila posti letto negli ospedali di tutta Italia nell’arco di cinque anni, 5mila letti in meno nella sola Lombardia. È la ricetta del Governo per ridurre il deficit della sanità e per razionalizzare le strutture indicata dall’anticipo della Finanziaria 2009.

Secondo le tabelle ministeriali, elaborate in base ai dati 2006, la Lombardia dovrebbe passare da 44.088 posti letto a 38.182. La Regione Lombardia ricorda però di aver già cominciato un´opera di razionalizzazione: i dati 2008 dicono che i posti letto ora sono 41.022. Di questi 33.270 sono destinati a pazienti con patologie acute (con un rapporto di 3,5 letti ogni mille abitanti), i rimanenti 7.752 sono destinati alla riabilitazione (con un rapporto di 0,90 letti ogni mille abitanti). Su oltre 41mila letti, quelli gestiti dai privati convenzionati sono 14.528, pari al 33% del totale. Se fosse approvato il piano del Governo (che comunque sarebbe adottato dopo l’intesa con le Regioni) la Lombardia perderebbe altri 5mila posti letto.

Gestire e ottimizzare la spesa sanitaria è certamente una priorità del Governo. È necessario ridurre gli sprechi e razionalizzare le risorse. Ma è anche vero che è necessario coinvolgere i Governatori nella definizione di queste misure secondo il principio del federalismo, ovvero fornendo indicazioni di carattere generale e lasciando alle singole Regioni il compito di attuarle.

Ricordiamo che il sistema sanitario della Regione Lombardia può essere considerato un paradigma per la sua efficienza e per la sua economicità (il bilancio sanitario è in pareggio da sei anni). L’assistenza sanitaria è fondata sulla divisione tra chi acquista prestazioni sanitarie (le Asl) e chi eroga i servizi (ospedali e laboratori di analisi), ma anche sulla pluralità degli enti fornitori, garantendo, così, totale libertà di scelta al cittadino, senza pregiudizio per la qualità della prestazione erogata. Per questo motivo auspico un’ampia collaborazione con il Governo di Roma perché il modello lombardo possa essere esteso a tutto il Paese.

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