“Dei tre cavalli che corrono per Palazzo Marino, Albertini sembra il meno interessato alla gara. Mi ricorda Ribot, che a prima vista nessuno avrebbe dato come vincente, non avendo l’aspetto del grande galoppatore di classe; che quando veniva accompagnato al paddock per essere mostrato al pubblico osannante e girava con gli altri cavalli si vedeva chiaramente che era infastidito da tanto clamore e da tanta attenzione. Ribot appariva quasi neghittoso e mostrava una certa insofferenza per questa esibizione. Poi scendeva sulla pista, correva da par suo, vinceva con tre lunghezze di distanza e se ne andava ancora più seccato di prima tra le acclamazioni della folla” Indro Montanelli (maggio 1997)

“Quest’uomo dall’apparente remissività, persino umile, che mai alzerebbe la voce o pesterebbe il pugno sul tavolo, di un’ingenuità quasi fanciullesca – ricordate quando si mise in mutande alla sfilata di Valentino? – è un duro che si spezza ma non si piega né tanto meno si impiega” Indro Montanelli (aprile 2001)

Sintonizzati con Bruxelles – Commissione AFET-DEVE con il Segretario ONU Ban Ki-moon (ottobre 2010)


Era dal 2004 che un segretario delle Nazioni Unite non metteva piede alla plenaria del Parlamento. Allora era toccato a Kofi Annan, mentre oggi, per la prima volta, è stato il coreano Ban Ki-moon a rivolgersi ai deputati nell’Aula di Strasburgo. E’ stato per me un grande onore e una grande occasione ospitarlo proprio durante la commissione AFET-DEVE che ho co-presieduto. Tre gli argomenti all’ordine del giorno: lotta alla povertà, il cambiamento climatico e le armi nucleari. Non è mancata però, in aggiunta, una sferzata alle politiche immigratorie di alcuni paesi UE, che “giocano sulle paure della gente”, ostacolando un vero processo di integrazione. Il segretario Onu – parlando della lotta alla povertà – ha sottolineato come nella situazione attuale ci sia l’urgenza “di trasformare i discorsi in azioni”. Nel vertice del mese scorso delle Nazioni Unite sui cosiddetti “Obiettivi di Sviluppo del Millennio”- ha ricordato Ban Ki-moon – i singoli Stati hanno preso forti impegni. Oggi è arrivato il momento di metterli in pratica. Inutile dirlo: gli ostacoli sono sempre in agguato, aggravati dalla stagnazione in cui sono finite le trattative sul commercio. Ma non bisogna usarli come alibi. “Chiudere il portafoglio ora vuol dire rifiutarci di affrontare le sfide comuni”, ha continuato il segretario ONU, esortando i deputati a sostenere le Nazioni Unite. “Un miliardo di persone va ancora a letto affamata ogni sera. Quest’anno già 64 milioni di persone sono precipitate in un livello di povertà estremo”. Un messaggio chiaro anche sul cambiamento climatico, sul quale i governi devono cercare di trovare un accordo. “Più ritardiamo, più dovremo pagare in perdita di competitività, risorse e vite umane”, ha sostenuto, ricordando un dato sempre più evidente: “i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo non si fidano l’uno dell’altro. Una mancanza che può essere colmata soltanto attraverso sostegni finanziari ai paesi che ne hanno bisogno”. Anche per questo ha esortato le nazioni più ricche a pagare la loro parte dei 30 miliardi di dollari per il 2010-2012 come stabilito a Copenaghen, durante la conferenza internazionale sul clima. Il segretario ONU è poi passato a parlare di armi nucleari e di distruzione di massa, per “contrastare il rischio che armi così pericolose finiscano nelle mani dei terroristi” https://mgpharmacie.com/. Ban Ki-moon ha concluso l’intervento bacchettando l’Europa, ammirata da tutti per il suo esempio di integrazione eppure incapace di risolvere il problema immigrazione. “Sono passati quasi sette anni da quando il mio predecessore Kofi Annan ha parlato di immigrazione davanti a quest’aula”, ha sostenuto. “Oggi mi piacerebbe dire che la situazione è migliorata, ma non posso che affermare, come amico dell’Europa, che condivido con voi una profonda preoccupazione”. Disoccupazione, discriminazione, mancanza di pari opportunità nelle scuole e sui luoghi di lavoro: è ancora questa la vita degli immigrati in Europa anche per colpa del populismo. “C’è chi gioca sulle paure della gente e invoca valori liberali per cause che di liberale non hanno niente, accusando i migranti di non rispettare i valori europei”.

Sintonizzati con Bruxelles – Commissione Affari Esteri, 27 ottobre 2010

Mercoledì 27 ottobre, in Commissione Affari Esteri abbiamo discusso svariati temi in presenza della rappresentante della Politica Estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton.
Dalla liberalizzazione dei visti UE per i Balcani occidentali e Kosovo, alle relazioni con Cuba, Afghanistan ed i partners strategici di tutto il mondo.
Nel suo discorso di apertura, la Baronessa Ashton ha evidenziato quelle che per lei sono le tre priorità: il lancio del Servizio europeo di azione esterna (SEAE), la politica europea di vicinato, compresa la relazione con i balcani occidentali, e le partnership strategiche.
Per quanto riguarda, in particolare, la situazione in Afghanistan – alle domande di alcuni deputati che chiedevano conto degli sviluppi delle operazioni civili – il Vicepresidente della Commissione Europa ha tenuto a sottolineare l’importanza delle operazioni non-militari che si stanno realizzando sul territorio, come l’emancipazione femminile, il rafforzamento delle istituzioni, la formazione di corpi di polizia, l’istruzione e la microfinanza.

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“Dei tre cavalli che corrono per Palazzo Marino, Albertini sembra il meno interessato alla gara. Mi ricorda Ribot, che a prima vista nessuno avrebbe dato come vincente, non avendo l’aspetto del grande galoppatore di classe; che quando veniva accompagnato al paddock per essere mostrato al pubblico osannante e girava con gli altri cavalli si vedeva chiaramente che era infastidito da tanto clamore e da tanta attenzione. Ribot appariva quasi neghittoso e mostrava una certa insofferenza per questa esibizione. Poi scendeva sulla pista, correva da par suo, vinceva con tre lunghezze di distanza e se ne andava ancora più seccato di prima tra le acclamazioni della folla” Indro Montanelli (maggio 1997)

“Quest’uomo dall’apparente remissività, persino umile, che mai alzerebbe la voce o pesterebbe il pugno sul tavolo, di un’ingenuità quasi fanciullesca – ricordate quando si mise in mutande alla sfilata di Valentino? – è un duro che si spezza ma non si piega né tanto meno si impiega” Indro Montanelli (aprile 2001)

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