“Dei tre cavalli che corrono per Palazzo Marino, Albertini sembra il meno interessato alla gara. Mi ricorda Ribot, che a prima vista nessuno avrebbe dato come vincente, non avendo l’aspetto del grande galoppatore di classe; che quando veniva accompagnato al paddock per essere mostrato al pubblico osannante e girava con gli altri cavalli si vedeva chiaramente che era infastidito da tanto clamore e da tanta attenzione. Ribot appariva quasi neghittoso e mostrava una certa insofferenza per questa esibizione. Poi scendeva sulla pista, correva da par suo, vinceva con tre lunghezze di distanza e se ne andava ancora più seccato di prima tra le acclamazioni della folla” Indro Montanelli (maggio 1997)

“Quest’uomo dall’apparente remissività, persino umile, che mai alzerebbe la voce o pesterebbe il pugno sul tavolo, di un’ingenuità quasi fanciullesca – ricordate quando si mise in mutande alla sfilata di Valentino? – è un duro che si spezza ma non si piega né tanto meno si impiega” Indro Montanelli (aprile 2001)

MILANO-BRUXELLES (1-3 dicembre)

Cari lettori,

quest’oggi desidero scrivervi per raccontarvi ciò che è accaduto in questa settimana a Bruxelles, in occasione dei lavori delle Commissioni, presso il Parlamento europeo. In particolare in sede di Commissione Affari Esteri, della quale -come ormai saprete- sono Presidente. 

Lunedì 1 dicembre è entrato in vigore, a tutti gli effetti, il Trattato di Lisbona.  Tra le numerose novità generate dal Trattato -e che coinvolgeranno in prima linea il Parlamento europeo- l’ istituzione ufficiale  della nuova carica di Ministro degli Esteri Europeo. L’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza (tecnicamente detto) è la figura atta a guidare la diplomazia europea, dando un volto all’Europa nel mondo. La carica, che inizialmente vedeva come candidato privilegiato, l’ italiano Massimo d’Alema, è stata definitavemnte conferita alla britannica Lady Catherine Ashton, sulla base del voto dei 27 Capi di Governo degli Stati membri.

Contrastanti le posizioni esperesse, nel panorama internazionale, in merito a tale scelta. L’attuale Presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, proprio in relazione all’ istituzione del nuovo incarico, ha ritenuto finalmente risolto il dilamma posto da Kissinger (” Chi devo chiamare quando voglio parlare con l’Europa?”). Il Presidente ha così sottolineato l’ importanza del ruolo della Ashton: una voce in cui si riassume l’Europa. Non si può certo dire che il “Wall Street Journal” si sia trovato in sintonia con Barroso, avendo definito la Ashton “un’ illustre sconosciuta” e ancor meno il “Washington Post” che, rivolto alla stessa Ashton e a Van Rumpuy (nuovo Presidente UE) ha asserito:  “la mancanza di esperienza garantisce che non sostituiranno i leader nazionali sul palcoscenico globale o come interlocutori di Washington”.

A casa nostra, invece, si sono tenuti piuttosto distanti da considerazioni di siffatta portata e hanno preferito sottolineare la voce di chi (Martin Shulz, capogruppo dei socialisti e democratici al PE) ha incolpato Berlusconi per non aver presuntamente avanzato la candidatura di D’Alema a Mr. PESC. Da notare che il Premier, insieme al governo, ha fatto di tutto per conquistare una nomina italiana. Molte parole per molte accuse, aperto e chiuso in pochi giorni il “caso D’Alema”, e ancora una volta si è riusciti a processare inutilmente Berlusconi. L’Europa rimane a fare da sfondo scenografico.

Fatto sta che Mercoledì 2 dicembre,  sono stato il primo ad incontrare Lady Ashton in occasione del suo primo appuntamento istituzionale in Parlamento. In Commissione AFET, due ore di confronto, tra il Ministro degli Esteri ed i 176 eurodeputati membri. Terrorismo, sicurezza energetica, diritti umani tra i principali temi di discussione, oltre alle incalzanti domande sul curriculum e sulle esperienze pregresse di Miss PESC. Non sono mancate, infine,  le richieste di spiegazione in riferimento all’accusa, mossa alla Ashton, di aver ricevuto finanziamenti da parte dell’URSS  nei primi anni ottanta, quando era tesoriere dell’organizzazione “Campaign for Nuclear Disarmament, accusa completamente smentita dalla stessa.

Devo constatare che dall’ incessante “interrogatorio” e dall’attegiamento reattivo e puntuale delle risposte, è emerso un profilo professionale di grande valore e una significativa capacità di creazione del consenso. Senza contare che la Ashton ha svolto un ruolo fondamentale nella ratifica di Lisbona nel suo paese, ha concluso complessi negoziati come quello con la Corea ed è stata alla guida della Camera dei Lord nel Regno Unito.

Ad oggi non si può sapere se la Ashton sarà all’altezza del titolo di Alto Rappresentante, anche perchè si tratta di una realtà tutta da costruire: non c’è una squadra di lavoro, non c’è un ufficio.. In ogni caso penso che la responsabilità di realizzare un’Europa che agisca in modo sempre più efficiente, unito ed autorevole sulla scena mondiale, sia in capo alla Ashton come a tutte le istituzioni europee. Proprio per questo, in qualità di Presidente della Commissione Esteri, ho sollecitato l’impegno di collaborazione e consultazione tra il Nuovo Ministro e il Parlamento Europeo, che sono certo si possa realizzare con profitto.                                                                                                                                                                                                 Non ci rimane che rimboccare le maniche e continuare il lavoro.

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“Dei tre cavalli che corrono per Palazzo Marino, Albertini sembra il meno interessato alla gara. Mi ricorda Ribot, che a prima vista nessuno avrebbe dato come vincente, non avendo l’aspetto del grande galoppatore di classe; che quando veniva accompagnato al paddock per essere mostrato al pubblico osannante e girava con gli altri cavalli si vedeva chiaramente che era infastidito da tanto clamore e da tanta attenzione. Ribot appariva quasi neghittoso e mostrava una certa insofferenza per questa esibizione. Poi scendeva sulla pista, correva da par suo, vinceva con tre lunghezze di distanza e se ne andava ancora più seccato di prima tra le acclamazioni della folla” Indro Montanelli (maggio 1997)

“Quest’uomo dall’apparente remissività, persino umile, che mai alzerebbe la voce o pesterebbe il pugno sul tavolo, di un’ingenuità quasi fanciullesca – ricordate quando si mise in mutande alla sfilata di Valentino? – è un duro che si spezza ma non si piega né tanto meno si impiega” Indro Montanelli (aprile 2001)

MILANO-BRUXELLES (1-3 dicembre)

Cari lettori,

quest’oggi desidero scrivervi per raccontarvi ciò che è accaduto in questa settimana a Bruxelles, in occasione dei lavori delle Commissioni, presso il Parlamento europeo. In particolare in sede di Commissione Affari Esteri, della quale -come ormai saprete- sono Presidente. 

Lunedì 1 dicembre è entrato in vigore, a tutti gli effetti, il Trattato di Lisbona.  Tra le numerose novità generate dal Trattato -e che coinvolgeranno in prima linea il Parlamento europeo- l’ istituzione ufficiale  della nuova carica di Ministro degli Esteri Europeo. L’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza (tecnicamente detto) è la figura atta a guidare la diplomazia europea, dando un volto all’Europa nel mondo. La carica, che inizialmente vedeva come candidato privilegiato, l’ italiano Massimo d’Alema, è stata definitavemnte conferita alla britannica Lady Catherine Ashton, sulla base del voto dei 27 Capi di Governo degli Stati membri.

Contrastanti le posizioni esperesse, nel panorama internazionale, in merito a tale scelta. L’attuale Presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, proprio in relazione all’ istituzione del nuovo incarico, ha ritenuto finalmente risolto il dilamma posto da Kissinger (” Chi devo chiamare quando voglio parlare con l’Europa?”). Il Presidente ha così sottolineato l’ importanza del ruolo della Ashton: una voce in cui si riassume l’Europa. Non si può certo dire che il “Wall Street Journal” si sia trovato in sintonia con Barroso, avendo definito la Ashton “un’ illustre sconosciuta” e ancor meno il “Washington Post” che, rivolto alla stessa Ashton e a Van Rumpuy (nuovo Presidente UE) ha asserito:  “la mancanza di esperienza garantisce che non sostituiranno i leader nazionali sul palcoscenico globale o come interlocutori di Washington”.

A casa nostra, invece, si sono tenuti piuttosto distanti da considerazioni di siffatta portata e hanno preferito sottolineare la voce di chi (Martin Shulz, capogruppo dei socialisti e democratici al PE) ha incolpato Berlusconi per non aver presuntamente avanzato la candidatura di D’Alema a Mr. PESC. Da notare che il Premier, insieme al governo, ha fatto di tutto per conquistare una nomina italiana. Molte parole per molte accuse, aperto e chiuso in pochi giorni il “caso D’Alema”, e ancora una volta si è riusciti a processare inutilmente Berlusconi. L’Europa rimane a fare da sfondo scenografico.

Fatto sta che Mercoledì 2 dicembre,  sono stato il primo ad incontrare Lady Ashton in occasione del suo primo appuntamento istituzionale in Parlamento. In Commissione AFET, due ore di confronto, tra il Ministro degli Esteri ed i 176 eurodeputati membri. Terrorismo, sicurezza energetica, diritti umani tra i principali temi di discussione, oltre alle incalzanti domande sul curriculum e sulle esperienze pregresse di Miss PESC. Non sono mancate, infine,  le richieste di spiegazione in riferimento all’accusa, mossa alla Ashton, di aver ricevuto finanziamenti da parte dell’URSS  nei primi anni ottanta, quando era tesoriere dell’organizzazione “Campaign for Nuclear Disarmament, accusa completamente smentita dalla stessa.

Devo constatare che dall’ incessante “interrogatorio” e dall’attegiamento reattivo e puntuale delle risposte, è emerso un profilo professionale di grande valore e una significativa capacità di creazione del consenso. Senza contare che la Ashton ha svolto un ruolo fondamentale nella ratifica di Lisbona nel suo paese, ha concluso complessi negoziati come quello con la Corea ed è stata alla guida della Camera dei Lord nel Regno Unito.

Ad oggi non si può sapere se la Ashton sarà all’altezza del titolo di Alto Rappresentante, anche perchè si tratta di una realtà tutta da costruire: non c’è una squadra di lavoro, non c’è un ufficio.. In ogni caso penso che la responsabilità di realizzare un’Europa che agisca in modo sempre più efficiente, unito ed autorevole sulla scena mondiale, sia in capo alla Ashton come a tutte le istituzioni europee. Proprio per questo, in qualità di Presidente della Commissione Esteri, ho sollecitato l’impegno di collaborazione e consultazione tra il Nuovo Ministro e il Parlamento Europeo, che sono certo si possa realizzare con profitto.                                                                                                                                                                                                 Non ci rimane che rimboccare le maniche e continuare il lavoro.